lunedì 15 gennaio 2018

INTERVISTA A MARIANA FUJEROF



Ciao Mariana, bentornata nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Grazie Linda, per me è sempre un piacere rinnovare questo incontro!
Immagino che ciò possa far sorridere, ma sono fondamentalmente impegnata ad assemblare la vastità delle incongruenze che mi caratterizzano… alcune mi appartengono intrinsecamente, altre mi derivano da episodi vissuti. Mantengo una sana diffidenza di fondo che non m’impedisce però di nutrire un vero altruismo e una certa curiosità nei confronti dei miei simili. Non mi sento sempre in sintonia con il nostro tempo, ma sto imparando a sfruttarne le disarmonie impiegandole per alimentare la mia voglia di scrivere. Amo l’autodisciplina e l’indipendenza d’idee, non mi lascio influenzare dalle mode e tendenze del momento. Fra i miei interessi, la danza, alla quale mi sono dedicata per diversi anni e che ho dovuto lasciare di recente per i troppi acciacchi, la lirica, il cinema muto e l’antiquariato. Ho il privilegio di vivere in un luogo che offre vasti spazi e viste spettacolari, nonché un eccezionale panorama artistico-culturale, e il cui popolo è noto per la sua operosità.

Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura, e dove trovi il tempo per scrivere?

Mi avevano ridotta al silenzio prima ancora che riuscissi a formulare frasi compiute; la mia spinta verso la scrittura è stata di protesta, sì, ma anche di profondo bisogno di narrazione e di rapporti umani, oltre che di evasione. Nella scrittura si specchia inoltre quella stagione più felice, creativa e fertile della mia infanzia, vissuta accanto a persone che mi hanno tratta in salvo, educata e incoraggiata.
Scrivo prevalentemente di notte, quando intorno tutto tace e il tumulto delle idee che sgorgano diventa più vivace ed espressivo.

Sei appassionata di teatro, lirica e danza. Hai mai pensato di inserire queste passioni in un tuo romanzo?

Sì, in effetti, ho scritto un lungo e ponderoso romanzo in cui trovano ampio spazio, ma non ritengo sia il caso di pubblicarlo perché, a stesura ultimata, è risultato intriso di elementi troppo personali. Non amo rifarmi a momenti del mio vissuto quando scrivo, anzi, se potessi, lo metterei completamente da parte. Dagli interessi che coltivo attingo energia e spunti certamente anche per la scrittura, ma non posso dire che rappresentino il contenuto narrativo dei miei romanzi.

Quali sono i tuoi generi letterari preferiti?

Prediligo la narrativa non di genere, ma se proprio dovessi sceglierne uno, credo che propenderei per il noir. M’incuriosisce la psicologia criminale, quel cammino tortuoso compiuto dalla mente che porta individui apparentemente normali a commettere atti efferati. Schegge impazzite di una società oramai disfunzionale.

C’è qualche autore che definisci tua Musa?

Apprezzo molto Stefan Zweig, che rileggo sempre con piacere, ma anche Svevo, che nel romanzo “La Coscienza di Zeno” incarna l’inizio del nevroticismo in letteratura, con un protagonista caratterizzato dall’autoinganno dei suoi stessi pensieri e formulazioni, in cui appare chiaro che l’uomo si riferisce sempre più al suo mondo intrapsichico, voltando le spalle al mondo di fuori. Un po’ come fa il mio Amedeo, che quando va nel mondo esterno lo fa con rabbia e stizza, come se relazionarsi con il fuori fosse per lui già una scelta svantaggiosa e qualitativamente deprecabile.

Esordisci nel 2013 con il romanzo “Il Veleno nell’Anima” che tratta tematiche controverse. Perché questa scelta?

Volevo esprimere, anche a costo di farlo con brutalità, quel dolore causato dalla lacerante esperienza della privazione d’amore, con le sue conseguenze tragiche, devastanti. Tutto nasce dall’atto di una madre che ripudia il proprio figlio, ancor piccolo, per motivi dettati dalla mancanza d’empatia, diciamo pure da un narcisismo latente e da una congenita immaturità. Questo rifiuto genera un circolo vizioso d’incomprensioni che sfocerà poi nella vendetta più cruda. Il male s’insinua, avvelenandolo, in quel nucleo in cui ci si dovrebbe sentire per natura più protetti: la famiglia. Il mio scopo era raccontare quella scomoda verità spesso celata da rispettabili apparenze, la storia dell’amore che viene negato. Il protagonista maschile, Ludwig, è spinto da una disperata ricerca d’amore che si traduce in atti di crudeltà gratuita sulle donne, da lui usate come oggetti per soddisfare i suoi impulsi. Arriverà perfino a fagocitare, annientandola, la propria sorella, creatura innocente e inerme già minata al suo interno, che si affida ciecamente a lui, suo salvatore e carnefice. Ludwig è un uomo brillante e seducente, molto ammirato e di bellissimo aspetto, ma anche profondamente ferito nell’animo. Ha subito un danno irreparabile e sa solo infliggere dolore. La sua contorta ricerca della madre assume forme perverse, diventa vuota rivendicazione che genera a sua volta il male. L’intera esistenza di quest’uomo si fonda sulla privazione dell’amore, e non sul suo adempimento…
Forse è inutile dirlo, ma questo romanzo è fortemente sconsigliato a chi predilige il genere rosa.

Nel 2016, esce “L’uomo dalle iridi a specchio”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Una storia insolita e divertente che sfugge a una precisa catalogazione, che fa da specchio a quelle pulsioni in noi spessissimo trattenute, se non negate, e che ci ricorda che qualsiasi espressione di originalità si serve comunque del coraggio. Una sottile ironia e un linguaggio conciso e curato aumentano il senso di potere e di pericolosità che Amedeo, il protagonista, esprime già naturalmente.


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Quali tematiche affronti?

Mentre nel primo libro il dolore del non essere amati impregna tutta la storia e i personaggi stessi, nel romanzo “L’uomo dalle iridi a specchio” con Amedeo si giunge a disprezzare l’amore materno e a crearsi fonti di piacere e soddisfazioni che non vogliono condividere niente con l’amore, né quello dato né quello ricevuto. Amedeo rinuncia ad amare in cambio di un raggio d’azione, e quindi di una libertà, decisamente più ampi.

Quale messaggio vuoi trasmettere?

Il messaggio più forte è quello di avere il coraggio d’essere se stessi, scevri da inutili compiacimenti verso l’esterno. Si esprimono anche la pericolosità dell’intelligenza, l’assoggettamento dei codici alle proprie regole e, tutto sommato, una forma di leggerezza e ironia del vivere.

Qual è stato l’input per questo libro?

Nel corso della mia vita sono stata inseguita da tante paure e dubbi. Ho sentito la necessità di dar vita a un personaggio che avesse un alone d’impunito, che fosse impegnato a cercare elegantemente il modo per eliminare qualsiasi fonte di fastidio, di abbrutimento o d’ingiustizia da lui percepita. Potremmo definirlo anche un simpatico narcisista che seduce e piega gli altri ai propri bisogni, e al quale il lettore perdona tutto.

Self publishing Vs. CE chi la vince?

L’autopubblicazione forse è l’ideale per chi ha molti sostenitori, amici, conoscenti e contatti in rete, e sa come attivarsi nella promozione dei propri scritti. Io non dispongo di tali risorse, e ammetto di essere anche un po’ deficitaria riguardo alle cosiddette “strategie di marketing”. Non ricerco il contatto, sono talmente riservata che la sola idea di espormi mi fa sobbalzare… dubito inoltre che la mia persona e vita privata possano essere motivo di curiosità per i lettori. Pertanto, preferisco affidarmi a una casa editrice che sappia accogliere e rispettare le mie esigenze.

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Eccome! Spero tanto di potere pubblicare gli altri volumi della serie che vede protagonista il fascinoso e beffardo Amedeo, oltre a realizzare un progetto un poco azzardato riguardo un personaggio che avrebbe ancora molto da dire… al momento sono impegnata nella stesura della nuova versione de “Il Veleno nell’Anima”, per la quale mi occorre un editore, qualcuno che accetti di prendere in esame testi già pubblicati in precedenza, e sento che la ricerca sarà davvero ardua. Si tratterà di una versione per certi versi ampliata e approfondita, che darà maggior risalto ad alcuni aspetti drammatici di forte impatto.

È stato un grande piacere ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo per tutto!

Grazie per la tua gentilezza, Linda, e per la lunga chiacchierata. Spero di non essermi meritata la medaglia d’oro per l’autrice più logorroica.

Per seguire Mariana   L'UOMO DALLE IRIDI A SPECCHIO

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